“Data in nostro ducali palatio”. I rapporti tra Padova e Venezia nelle ducali dell’Archivio di Stato di Padova

«Ducale: lettera foggiata a diploma, chiusa da una funicella attraversante la bolla pendente di piombo o di lamina d’argento (o di questo anche solida) o d’oro, diretta ad un rappresentante del Governo o ad un privato, a nome del doge, del Collegio, del Senato, del Consiglio dei Dieci o di magistrati, dei quali, tranne le formule, essa è un decreto trascritto; firmata solitamente da un segretario».

Questa definizione di Bartolomeo Cecchetti (Saggio di un dizionario del linguaggio archivistico veneto, Venezia, Naratovich, 1873, p. 30) bene compedia la natura delle ducali: espressione del potere decisionale e dispositivo degli organi di vertice dello Stato veneziano, esse riguardano per contenuto tutti gli ambiti di attività degli uffici periferici, trasmettendo disposizioni normative universali e generali, prescrivendo o vietando comportamenti particolari e contingenti, sollecitando o correggendo l’azione dei magistrati pubblici.

                                       

Le caratteristiche delle ducali

Le ducali furono e sempre rimasero documenti solenni. Redatte su pergamena, anche quando nella consueta corrispondenza le epistole degli stati e delle signorie italiani vennero scritte su carta e anche quando questo materiale divenne l’abituale supporto per le lettere, le ducali furono sempre chiuse con una cordicella di lino o di canapa e munite di un sigillo metallico (mai cereo), generalmente di piombo, come d’uso nelle cancellerie bizantina e pontificia.

Non è chiaro se Venezia abbia ricevuto l’autorità di servirsi di questo tipo di sigillo proprio da Bisanzio, o ne abbia imitato l’uso dopo essersi affermata come repubblica indipendente: la bolla più antica esistente risale al XII secolo (dogado di Pietro Polani, 1130-1148), e reca da un lato la figurazione del doge presso S. Marco, che gli consegna lo stendardo; dall’altro, su più righe, l’indicazione del nome del doge e dei suoi titoli. Tale iconografia, che si riferisce alla legittimazione dell’autorità dogale e alla presa di possesso  del potere, pur cambiando nei dettagli (personaggi in piedi, S. Marco in trono, doge in ginocchio, etc.) e nello stile, via via più raffinato, rimarrà nei sigilli dello Stato fino al cadere della Repubblica. Apposte ai documenti più insigni, importanti o rappresentativi, esistettero bolle d’argento e d’oro, che pendevano non da cordoncini di canapa, ma di seta rossa o, a loro volta, argentei o aurei.

La medesima solennità si ritrova negli elementi intrinseci del documento, ovvero nelle formule che, nel testo, sono destinate a individuarne la provenienza e a sancirne l’autenticità. Le ducali presentano subito l’indicazione dell’autorità emittente, ovvero il nome e i titoli del doge, variamente abbreviati, accompagnati dalla formula Dei gratia, e seguiti dall’indirizzo di coloro ai quali la missiva era rivolta, completo di titoli del destinario. Quando la lettera era rivolta a magistrati pubblici o a sudditi veneti seguivano in genere le formule fideli dilecto, oppure fidelibus dilectis salutem et dilectionis affectum, o salutem et sincere dilectionis affectum.

Dopo una breve premessa, che fornisce i presupposti per l’intervento dell’autorità anche richiamando disposizioni di legge (fuerunt ad presentiam nostram … exibentes nobis infrascripta capitula …; audita supplicationem …; per le cause che vi possono esser ben note, è prohibito per leze de consiglio nostro di X …), segue la parte dispositiva, nella quale si enunciano i provvedimenti presi, i comportamenti da seguire, i divieti imposti o la risposta alle istanze di parte (suppliche) presentate da singoli sudditi o da comunità. Il testo almeno fino alla fine del XV secolo è di norma in lingua latina, mentre dal XVI secolo via via più sovente si fa uso del volgare.

La data, che prima del XV secolo non reca quasi mai il millesimo nell’era cristiana, è sempre preceduta dalla formula Data o Datae in nostro ducali palatio. Nella parte inferiore del documento era a volte presente una plica, ossia una piegatura alla quale era fissata la bolla pendente; non si tratta però di una caratteristica generale, in quanto molte ducali uscivano dalla cancelleria come litterae clausae, venivano cioè chiuse per la spedizione, e quindi attraversate dal filo di canapa cui poi era apposto il sigillo: in questo caso, i margini del documento presentano dei caratteristici tagli in forma di “V”, dovuti alle necessarie operazioni di apertura della lettera.

Dal punto di vista più strettamente contenutistico, le disposizioni toccano tutti gli aspetti della vita locale giudicati meritevoli di attenzione dalle autorità centrali della Repubblica: dalla manutenzione dei corsi d’acqua alla disciplina delle attività economiche, dalla regolamentazione del gioco d’azzardo fino alle misure di sanità e di igiene, non di rado connesse con quelle per il contenimento epidemiologico di morbi contagiosi (primo tra tutti, la peste).

Il contenuto delle ducali

Si propongono di seguito alcuni esempi, tratti da ducali dei secoli XV e XVI conservate nei fondi di questo Archivio di Stato.

Che sopra le carni macellate ad uso degli Ebrei si tenga il segno “O”: «Quod super carnibus mactatis ad usum Iudeorum teneatur signum “O”». «Augustinus Barbadico Dei gratia dux Venetiarum etc. Nobilibus et sapientibus viris Leonardo Lauredano de suo mandato potestati et Nicolao Trivisano capitaneo Padue et successoribus suis, fidelibus dilectis salutem et dilectionis affectum. Audita supplicatione istius fidelissime communitatis nostre et populi petentiium et supplicantium ut dignemur providere et mandare quod super carnibus que mactantur in usum Iudeorum habitantium in hac civitate, macellatores quicumque sint teneatur et debeant habere et tenere manifeste signum “O” crocei coloris magnitudinis unius panis comunis , donec ipse carnes fuerint in totum vendite et consumpte, ad unam separatam bancham, ne christiani in eis decipiantur […] Et considerata rei honestate ac iustitia, prudentibus memoramentis vestris, et reliquis merito pensitandis et animadvertendis, tam pro Salvatoris nostris honore, ac religionis christiane observantia et cultu, quam pro dignitate dominii nostri et officio nostro, decrevimus eisdem satisfacere et petitam gratiam benigne concedere […]» (Ducali, reg. 3, ducale del doge Agostino Barbarigo, 6 giugno 1488).

Sulle pecore, che siano da tosarsi una volta l’anno: «De pecoribus semel in anno tondendis». «Augustinus Barbadico Dei gratia dux Venetiarum etc. Nobilibus et sapientibus viris Leonardo Lauredano de suo mandato potestati et Nicolao Trivisano capitaneo Padue et successoribus suis, fidelibus dilectis salutem et dilectionis affectum. Spectabilis iureconsultus D. Petrobaldus istius fidelissime comunitatis nostre orator, inter reliqua, petit velimus confirmare decretum nuper factum per consilium comitatis ipsius de tondendis pecoribus habitantium in isto territorio semel in anno videlicet de mense martii. Nos […] statuimus laudantis decretum predictum ut pote expediens confirmare: sicque tenore presentium confirmamus et approbamus […]» (Ducali, reg. 3, ducale del doge Agostino Barbarigo, 30 agosto 1488).

A favore di ser Rugerius de Fabianis e di ser Ioannes de Pizacominis, esattori alle dadie: «Pro ser Rugerio de Fabianis et ser Ioanne de Pizacominis, exactoribus dadiarum». «Christoforus Mauro Dei gratia dux Venetiarum et coetera. Nobilibus et sapientibus viris Andree Leono de suo mandato potestati et Stephano Trivisano capitaneo Padue, fidelibus dilectis salutem et dilectionis affectum. Accepimus nuper nec sine sane parva displicentia, fideles nostros Rugerium de Fabianis et Ioannem de Pizacominis, exactores datie, qui pecunias nostras diligentissime solertissimeque exigebant, ab eiusmodi opere amotos esse et nescimus quos alios eorum loco suffettos. Quamobrem volumus, vobisque efficacissime committimus, ut illos ambos in eorum officium redire […]» (Ducali, reg. 3, ducale del doge Cristoforo Moro, 13 settembre 1469).

 

Sulla proibizione del gioco del lotto: «Hieronymus Priolus, Dei gratia dux Venetiarum etc., nobilibus et sapientibus viris Hiero[nimo] Ciconia de suo mandato potestati et Laurentio de Mula capitaneo Padue et successoribus fidelibus dilectis, salutem et dilectionis affectum. Per le cause che vi possono esser ben note, è prohibito per leze de consiglio nostro di X sotto dì V de mese di mazo 1544 che non si possino fare lotti, si in questa città di Venetia come nelle città et luoghi de Stato nostro. Al qual ordine così utile et laudevole essendo contravenuto molto frequentemente […] ne siamo mossi a scrivervi le presenti, commettendovi, con li detti capi, che debbino dare opera che non si faccino li detti lotti, castigando li trasgressori iuxta la forma della leze presa […]» (ducale del doge Girolamo Priuli, 13 giugno 1567, Giochi e spettacoli, b. 3).

 

 

Il progetto di valorizzazione dell’Archivio di Stato di Padova

Oltre al gran numero di ducali incluse nella documentazione delle magistrature padovane e negli archivi di destinatari privati o ecclesiastici, in questo Archivio di Stato si conserva una serie specificamente denominata Ducali: si tratta di quanto è sopravvissuto, alla caduta della Repubblica, della collazione sistematica di queste comunicazioni degli organi centrali dello Stato operata – per secoli – presso gli uffici di destinazione.

Testimonianza diretta dei rapporti tra gli organi periferici dello Stato di terra e il Governo centrale, la serie consta di centoventi volumi rilegati, nei quali le ducali furono trascritte in copia su pergamena; il complesso documentale è articolato, al presente, in sottoserie che corrispondono agli uffici cui i documenti erano diretti: Cancelleria civica, Cancelleria pretoria, Camera fiscale, Ufficio capitaniale, Camerlenghi da Comun, Riformatori allo Studio. Nonostante la presenza di consistenti lacune, la documentazione copre un arco cronologico esteso dalla fine del XIV secolo al 1805, fin oltre la fine della Serenissima. La serie è integrata da 12 buste di originali pergamenacei (1487-1797).

Nell’ambito delle celebrazioni di Venezia1600, l’Archivio di Stato di Padova ha scelto di valorizzare questa preziosa fonte tramite un programma di iniziative dal tema: “Data in nostro ducali palatio. I rapporti tra Padova e Venezia nelle ducali dell’Archivio di Stato di Padova”.

Le attività si muoveranno in due direzioni: da un lato l’aspetto scientifico, sviluppato tramite la digitalizzazione e la pubblicazione sul sito web istituzionale dello schedario cronologico e alfabetico delle ducali, prezioso strumento per la ricerca già a disposizione degli studiosi in sala di studio; dall’altro, il momento divulgativo,  che consisterà in una mostra (declinata in due versioni, “in presenza” e virtuale) con una ricca selezione dei documenti più significativi dalla serie Ducali e da altri fondi dell’Archivio di Stato.

L’indice a schede delle ducali

                           

Lo schedario di cui sopra consta di un indice cronologico e di uno alfabetico per nomi e per materie della serie Ducali (1391-1543) e si articola nelle due sezioni in base al criterio di accesso. Ciascuna scheda presenta la descrizione di un singolo documento e il rimando alla segnatura puntuale; dalle schede per materia si può passare alle schede cronologiche per un immediato riscontro del contenuto. L’apparato descrive i documenti contenuti nei volumi rilegati dal I al IV della serie delle ducali di Cancelleria (oggi voll. numerati dal 2 al 5, in Ducali, inv. 1). Le schede sono in parte di mano di Vittorio Lazzarini (1866-1957), in parte di mano ancora ignota, e si possono datare complessivamente al periodo 1895-1955 ca.

La versione digitale delle schede consente il rapido scorrimento delle voci per materia e la visualizzazione delle schede accessibili per data in sequenze per estremi cronologici; il nuovo strumento sarà accessibile sia in remoto (on-line) che dalle postazioni digitali nella sala di studio dell’Archivio di Stato, con l’obiettivo di ottimizzare il tempo dedicato all’individuazione delle fonti.

 

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Nota bibliografica:

A. Gloria, Compendio delle lezioni teorico-pratiche di paleografia e diplomatica, Padova, Prosperini, 1870, pp. 470, 471, 485, 576, 577

B. Cecchetti, Saggio di un dizionario del linguaggio archivistico veneto, Venezia, Naratovich, 1873, p. 30

B. Cecchetti, Autografi, bolle ed assisa dei dogi di Venezia, Venezia, Naratovich, 1881

G. C. Bascapé, Sigillografia. Il sigillo nella diplomatica, nel diritto, nella storia, nell’arte, Milano, Giuffrè, 1969-1978. Vol I, parte II, pp. 245-258

Sull’attività della Cancelleria ducale: B. Cecchetti, Gli archivii della Repubblica veneta dal XIII al XIX secolo […], Venezia, Tip. del Commercio, 1865